Una meditazione, nella sua direzione di movimento, tende verso un oggetto concreto o si orienta specificamente verso un pensiero. Ci sono sempre colui che medita e l’oggetto di meditazione. Una fusione tra loro due o una consapevolezza in forma unificata troppo precoci, senza articolazione e differenziazione, non permetterà di concedere alcuna attività edificante e progressiva derivante dall’essere umano.
La vita terrena di ogni singolo essere umano richiede ciò che si chiama resistenza o, in altre parole, richiede svariati obblighi, sforzi e fasi di perseveranza. Se non fosse presente la contraddittorietà che è data generalmente dalle condizioni esistenziali e fisiche, non potrebbe svilupparsi nessun cosiddetto Sé in crescita e quindi nessun proprio senso individuale di sé. Nella meditazione, quindi, un’unione troppo precoce con l’oggetto della contemplazione nel senso di una sorta di filosofia advaita1) Advaita: Monismo, la dottrina dell’unità. L’essere è un’interezza in cui la realtà della dualità non esiste. Il perfetto diventare uno con tutto. Una rinuncia ai principi di separazione. Il pericolo di questo insegnamento, se preso senza una sufficiente formazione spirituale e senza lo sviluppo di una sorta di chiaroveggenza consapevole dell’essere nei mondi superiori, è che l’aspirante crei semplicemente un’illusione soggettiva nell’unità emotiva, senza una vera connessione percettiva e sufficientemente reale. Confonde troppo facilmente l’unità emotiva con una realtà dello spirito., una realtà non duale, è in ogni caso da evitare. Chi medita, deve contemplare un oggetto di meditazione per lungo tempo ed esplorarlo con domande. L’individuo inizia nella dualità e in essa lentamente sperimenta se stesso ma sicuramente forma una relazione crescente con il suo oggetto di meditazione. Da questo stabile effetto di relazione e dalle conoscenze che ne risultano, si svilupperà una vera connessione che tenderà lentamente verso la forma di a-dvaita, di essere in-diviso, della cosiddetta non-dualità.
Nel libro “Un Corso in Miracoli” – un’opera creata attraverso la trasmissione medianica – si trova l’affermazione di una frase di meditazione molto particolare. Secondo l’istruzione di questo libro, si dovrebbe pensare questa frase ad occhi chiusi. La frase recita:
Dio non ha creato quella guerra, e quindi essa non è reale.
Un Corso In Miracoli, Lezione 14
L’uso del termine Dio e la sua peculiare implicazione in un’affermazione che è molto difficile da comprendere nella sua logica, sembra rasentare l’assurdo. Allo stesso tempo, non si può trascurare il fatto che colui che si riferisce a una frase di meditazione come questa, si colloca in un mondo irreale, sviluppando una credenza ingannevole, poiché si posiziona dalla parte del bene, senza sviluppare alcuna relazione con le circostanze. Il Corso in Miracoli suggerisce una visione del mondo che consiste nella separazione tra la realtà usuale e il concetto di Dio-spirito. Non guarda, come la dichiarazione soprastante indica in modo fuorviante, alla guerra nella sua forma esteriore, né si occupa di logica coerente e di concetti come per esempio quello di Dio. La canalizzazione, ossia il channeling, non porta alla conoscenza del mondo spirituale, ma a un uso illusorio delle cosiddette trasmissioni, che però sono in realtà di origine soggettivamente organica. Per queste ragioni, il contenuto della meditazione dovrebbe essere scelto con cura e mai da trasmissioni medianiche senza relazione con eventi reali. Una frase di meditazione come quella di cui sopra, per la sua logica irrazionale e la mancanza di riferimenti, promuove il pericolo di una autosottomissione e un deragliamento della psiche in un mondo d’illusione. Le persone che si dedicano a tali pensieri, promuovono, senza intenzione cosciente, una grande polarizzazione verso il materialismo nel mondo. In un certo senso manca nella canalizzazione il Sé discriminante e creativo che sarebbe necessario per il lavoro di pace e una forma culturale chiara. Attraverso l’assenza del Sé e dell’autoresponsabilità, si sviluppano per l’intera politica mondiale dei pericoli molto più grandi delle diverse posizioni in contrasto tra loro.
Se il praticante della meditazione guarda la crisi in Ucraina e non si lascia sedurre troppo rapidamente dall’informazione unilaterale dei media per formarsi un’opinione, non può non percepire con il massimo disagio il presidente Zelenskyj. L’aura di Zelenskyj è peggiorata nel corso della politica, è oscura e tuttavia è affiancata da un elemento molto aggressivo con una forza istintiva particolare, quasi inquieta e abbagliante. Si può supporre – e soprattutto se si prende atto di questa sua aura – che colpi del tutto irrazionali saranno inferti prossimamente a causa della sua decisione o meglio a causa della sua disponibilità a rappresentare interessi di potenze straniere. Il pericolo di gravi danni è davvero presente ora più che mai.
Il gesto di Ursula von der Leyen verso Zelenskyj crea un effetto molto sgradevole all’osservatore. Chiunque lasci che l’esagerata stretta di mano dei due agisca un po’ più a lungo e più profondamente sull’osservatore, noterà inevitabilmente che i due, pur essendo molto estranei l’uno all’altro, sono uniti per raggiungere uno scopo. Tuttavia, il ruolo di madre e figlio, soprattutto quando ha un carattere di un legame inappropriato, porta in sé un potenziale quasi inquietante d’inimicizia e quando il rapporto esteriore dimostra apparentemente un gesto educato, in realtà vuole trasmettere guerra, scissione e aggressione. Un gesto come quello che avviene in questa scena politica, può significare gravi conseguenze per il futuro.
Un presidente come Zelenskyj può esistere solo quando il popolo è già traumatizzato e ha uno scarso punto di vista autonomo come anche poca individualizzazione e indipendenza.
Come contenuto di meditazione, si immagini la persona indipendente nell’aspetto, nel carattere e nel suo giudizio autonomo. In Ucraina, è probabile che il percorso sia molto lungo, prima che lo stato possa adeguatamente passare dalla sua storia precedente e dall’umore di base all’autodeterminazione indipendente.
La frase della meditazione è adatta alla concentrazione e infine al lavoro di ricerca:
L’indipendenza non inizia nello zelo politico, né nella ricerca di vantaggi materiali o ideologici; si sviluppa in misura crescente attraverso la ricerca di valori culturali e pensieri spiritualmente veri. È il risultato di un coraggioso lavoro di sviluppo spirituale.
Tenendo presente queste poche frasi per un periodo di tempo e comprendendo la loro logica, l’individuo crea generalmente un potenziale spirituale che entrerà nella creazione del mondo, dove le forze creatrici in azione, ossia i cosiddetti angeli, lo diffondono per un ulteriore sviluppo.
Anmerkungen
⇑1 | Advaita: Monismo, la dottrina dell’unità. L’essere è un’interezza in cui la realtà della dualità non esiste. Il perfetto diventare uno con tutto. Una rinuncia ai principi di separazione. Il pericolo di questo insegnamento, se preso senza una sufficiente formazione spirituale e senza lo sviluppo di una sorta di chiaroveggenza consapevole dell’essere nei mondi superiori, è che l’aspirante crei semplicemente un’illusione soggettiva nell’unità emotiva, senza una vera connessione percettiva e sufficientemente reale. Confonde troppo facilmente l’unità emotiva con una realtà dello spirito. |
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